All’ingresso del Piazzale dello Sport 6, dal 1999, è ubicata una delle statue equestri più grande al mondo. Si tratta del Cavallo di Leonardo, realizzata dalla scultrice giapponese-statunitense Nina Akamu, che per il suo lavoro si è ispirata ai disegni originali di Leonardo da Vinci. L’opera originale fu concepita nel 1482 dal genio toscano su commissione di Ludovico il Moro, duca di Milano, che voleva dedicare l’opera alla memoria del padre Francesco.
Altezza: poco più di 7 metri
Peso: circa 10 tonnellate di Bronzo
Altezza del basamento: 1,50 metri
L’area del Cavallo di Leonardo e della GAMI – Galleria Archivio Multimediale Ippodromo – di piazzale dello Sport 6 è visitabile gratuitamente tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 19. Non sarà accessibile, invece, da domenica 15 a giovedì 19 dicembre per l’allestimento di un evento privato. Chiusura: 15 agosto e 25 dicembre.
Ludovico Sforza, detto ‘il Moro’ (Milano – 27 luglio 1452 – Loches – 27 maggio 1508), e Duca di Milano, era dotato di raro intelletto e ambizione, oltre ad una particolare propensione al bello in ambito musicale, culturale ed artistico.
Quando alla sua corte venne incaricato Leonardo da Vinci per realizzare le scenografie delle periodiche feste organizzate al castello, lo stesso Ludovico incaricò il genio toscano di progettare una mastodontica opera: costruire la statua equestre più grande al mondo in quell’epoca in memoria del padre Francesco, fondatore della nobile casata degli Sforza.
La statua costituiva un’opera colossale e di non facile creazione soprattutto quando l’idea iniziale di Leonardo fu quella di progettarla come un cavallo in posizione rampante, nell’atto di abbattersi sul nemico. Un progetto troppo difficile perché l’enorme peso, circa 10 tonnellate, non avrebbe permesso alla statua di rimanere in piedi per molto tempo. Neppure l’alternativa di posizionare sopra al cavallo la figura di Francesco Sforza nell’atto belligerante non fu possibile, sempre per lo stesso motivo: troppo peso!
Allora, nel 1491, Leonardo presentò a Ludovico ‘il Moro’ una seconda versione realizzata con un modello in creta con il cavallo che avrebbe dovuto poggiare su tre zampe. Le dimensioni erano comunque enormi: oltre ai sette metri di altezza si aggiungevano le solite 10 tonnellate di bronzo fuso per la realizzazione.
Leonardo si dedicò moltissimo a studiare l’anatomia dei cavalli presenti nelle scuderie del castello sforzesco affinché il risultato dell’opera fosse perfetto e rappresentasse un cavallo in battaglia. Furono quindi necessari altri due anni per ammirare un secondo modello in creta che fu esposto al pubblico; il modello doveva solo essere coperto da uno strato di cera protettiva e dall’involucro in terracotta necessario per la fusione.
Ma qualcosa cambiò la storia: la Francia invase il Ducato d’Este e il bronzo destinato al Cavallo venne utilizzato per realizzare i cannoni per difendere le mura di Milano. Nel 1499 i transalpini invasero il capoluogo lombardo e costrinsero alla fuga la famiglia Sforza e anche Leonardo da Vinci. Sembra che il modello in creta del cavallo, posizionato al centro del cortile del castello ed abbandonato fosse stato utilizzato dai balestrieri francesi come bersaglio per ‘allenarsi’. Del Cavallo di Leonardo in creta non ce ne fu più traccia.
In seguito, Leonardo riprese solo occasionalmente il progetto della statua, ma non la portò mai a compimento.
Ci vollero ben cinque secoli prima che Charles Dent, un ex pilota di linea statunitense, ma anche appassionato e collezionista d’arte, venisse a conoscenza della storia del cavallo incompiuto da Leonardo da Vinci alla corte degli Sforza. Dent fondò nel 1977 la ‘Leonardo da Vinci’s Horse Foundation’ (LDVHF) grazie a una raccolta fondi che si è protratta per quasi 15 anni e che raccolse una somma vicina ai 2,5 milioni di dollari. Ma anche Dent non riuscì a esaudire il proprio desiderio perché morì nel 1994. Ancora una volta il progetto del Cavallo di Leonardo sembrò destinato a fermarsi… ma questa volta per sempre.
Invece no! Il magnate di una catena di supermercati del Michigan, Frederik Meijer, si prese a cuore la storia di Leonardo, di Dent e della LDVHF. E decise di realizzare la statua equestre affidando tutto il progetto e la realizzazione alla scultrice giapponese-statunitense Nina Akamu. Dopo un primo modello di circa tre metri di altezza, venne realizzato quello definitivo in argilla, alto quasi otto metri, utilizzato per creare i calchi e, successivamente, per la fusione con il bronzo. E, per fortuna, questa volta andò tutto bene!
La LDVHF decise di donare il Cavallo di Leonardo alla città di Milano, al luogo in cui tutto ebbe principio. Ma a condizione che venisse esposta in una località gradita alla fondazione stessa, in grado di garantire un’adeguata visibilità per il pubblico e, allo stesso tempo, fosse in un posto sicuro. Tra i vari siti proposti, la fondazione ha scelto l’Ippodromo Snai San Siro: “Si tratta di un cavallo e quindi quale luogo migliore di un ippodromo?!”
Dagli Stati Uniti d’America, diviso in sette parti, il Cavallo di Leonardo è sbarcato a Milano ad inizio autunno del 1999 e già verso fine settembre, dopo un attento lavoro di saldatura con una squadra di operai specializzati, e sotto la supervisione della scultrice Akamu, il sogno di Leonardo prima, e di Charles Dent poi, si è finalmente avverato con una cerimonia di inaugurazione che vide partecipi numerose autorità, tra cui il sindaco di Milano, Gabriele Albertini. Da quel settembre 1999 la statua del Cavallo di Leonardo si trova al centro del giardino di piazzale dello Sport 6 all’interno dell’Ippodromo Snai San Siro.